CAPIZZO

Capitium, Capitio, Capizzo. Università autonoma fino alla sua aggregazione a Magliano Vetere (2 km). Da Salerno 63 km.

 Frazione del comune di Magliano Vetere, è un piccolo borgo in cui è possibile visitare la Chiesa di San Fortunato risalente al XV sec. e il Palazzo Morra con i due portali del 1723 e del 1800.
Qui ha sede l'EcoMuseo virtuale e il Centro Visita del Comune di Magliano Vetere.
Da Capizzo parte il sentiero delle Cappelle rupestri che comprende il Santuario di San Mauro edificato a ridosso della roccia,  ritenuto interessante per il portale in pietra e per i resti di affreschi del '400 e il Santuario di Santa Lucia a pianta rettangolare.
A luglio si festeggia San Mauro con balli e canti che si concludono con un suggestivo spettacolo di fuochi d’artificio. I pastori e i giovani di Capizzo, la notte precede la festa di S. Mauro, accendono mille fuochi sulle sommità dei monti che sovrastano il paese fino all'alba creando un'immagine molto suggestiva del selvaggio ambiente rupestre.

CHIESA DI SAN FORTUNATO

CHIESA DI SAN FORTUNATO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO


Capizzo, alle falde del monte Faito o Ceglie, seguì le sorti di Magliano fino all'età aragonese. Nel 1455 il Magnanimo investì del feudo di Centola, unitamente ai casali di Capizzo e Casaletto, Carlo e Alfonso di Sangro, dopo la morte del padre Paolo.

Nell'anno 1532, morto Alfonso di Sangro, fu investito del feudo il figlio Sigismondo, cui furono attribuiti anche i diritti e le giurisdizioni degli anzidetti casali «in quibus vivitur iure Longobardorum ». Nel Cedolare Ippolita di Sangro risulta tassata per i tre casali.

Capizzo, tornato a far parte del feudo di Novi, per la donazione fatta a Berengario Carrafa, seguì le sorti della baronia fino al suo definitivo smembramento.

Nel periodo compreso tra il 1787 e il 1791 il casale risulta intestato a Nicola Pasca e nel decennio francese è un «rione» di Magliano Vetere.

Il Giustiniani afferma che al casale era legato il titolo di marchese, aggiungendo che esso «nominavasi Capo-Pizzo, cioè Capo del Vallo del Cilento, e Pizzo del Vallo di Novi». Più interessanti sono le notizie che Giustiniani ci tramanda sugli abitanti e sul villaggio, posto «alle radici di altissima montagna, e molto estesa. Vi si respira buon'aria, avendo un aperto orizzonte, e guarda il mare, alla distanza di miglia 8. Il suo territorio, sebbene molto petroso, pure sarebbe fertile di molte derrate, se non fosse sommosso da calanghe. È abbondante di acqua, e vi sono due fontane perenni per comodo degli abitanti».

Confrontando i dati del censimento con quelli registrati nello stesso periodo negli altri casali, è possibile riscontrare lo stesso fenomeno delineatosi nel resto del territorio: all’incremento segnalato per il periodo 1532-1561, segue una lieve diminuzione fino al 1595 e poi una certa ripresa (nel 1648 si contano 55 famiglie e 330 abitanti). Successivamente una drastica diminuzione fu causata dalla peste che provocò la scomparsa di oltre un quinto della popolazione.

Nei protocolli del notaio Donato Antonio Galeota è trascritta (24 novembre 1584) una costituzione dotale («once quindecim de carlini argenti») relativa al matrimonio contratto, nella chiesa di S. Fortunato di Capizzo, tra Annibale Morrone di Angellara e Annamaria Cerullo

San Mauro

11 luglio

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San Fortunato

28 agosto

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Agriturismo Piedimonte

+39 328 477 0541

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