Piccolo borgo di origine medievale del Cilento, ricco di fascino grazie ai tanti vicoletti che si snodano tra piccole piazze, scalini e archi in pietra.
E’ arroccato su una zona collinare a 10 km dall’azzurro Golfo di Policastro.
E’ un luogo ideale per il connubio di tranquillità e splendore dato dal contatto con la natura e la tradizione.
Appartiene alla Comunità Montana che deve il suo nome al Bussento, fiume che domina la zona e la rigogliosa macchia mediterranea circostante.
Noto per l’oasi del WWF, fiore all’occhiello della vegetazione cilentana dove è possibile ammirare un antico mulino, un canyon avvolto dal verde e la risorgenza del fiume Bussento a cui si giunge percorrendo un sentiero lungo un ruscello di sorgenti e cascate.
Da visitare il Museo Etnografico e da non perdere la “Festa dell’Olio”, appuntamento di metà ottobre con i sapori tipici cilentani a km 0.
Anche Morigerati non è tra i villaggi che l'arcivescovo Alfano di Salerno incluse (a. 1066 - 1067) nella diocesi di Policastro nel ricostituirla.
L'Antonini si dilunga a dire dei Morgeti che assicura fossero stati nel luogo che avrebbe conservato memoria del loro stanziamento, mentre i Siculi avrebbero dato nome al villaggio di Sicilì.
Il Laudisio accenna solo ai «venerabili monaci orientali», noti in quei tempi «per la loro ardente religiosità» che giunsero nell'odierno Cilento meridionale fondandovi i villaggi di Battaglia e Morigerati. Di qui, aggiunge il Laudisio, alcuni di essi avrebbero poi raggiunto anche Bonati (Vibonati), villaggio sorto, secondo l'opinione di alcuni, sull'antica città vescovile di Vibona.
Mancano sicure notizie sull'avvicendarsi dei locali feudatari. Il 9 aprile 1737 Casimiro de Stefano ottenne l’intestazione feudale di Morigerati per successione dal padre Luigi. La portolania, però, apparteneva alla famiglia del Prete, di cui Angela ottenne l'ultima intestazione il 20 luglio 1779 per successione dal padre Francesco (m. 12 marzo 1779), il quale, a sua volta, era succeduto al padre Lorenzo (m. 1 ottobre 1719).
Il Pacichelli scrive che «Morigerale» contava 73 fuochi (ab. 365) nel 1648 e 46 fuochi (ab. 230) nel 1669.
Il Galanti, che utilizza il toponimo odierno, riporta 697 abitanti. Egli aggiunge poi che Sicilì e Morigerati sono «due piccioli paesi vicini, i quali per il loro nome hanno dato motivo a' nostri antiquari di fissare nel loro territorio la sede de' siculi e Morgeti. Quello ch'è certo si è, che vi si vedono considerabili avanzi di fabbriche laterizie di una antichità remota. Poco di là da Morigerati mette foce nel mare il flume oggi chiamato Bussento. Questo nasce nelle montagne di Sanza: nel territorio di Casella, s'ingrotta e scorre tre miglia sotterra. Produce cefali, spigole e trote».
L'Alfano assegna il feudo di Morigerati alla famiglia de Stefano con 690 abitanti. Il Giustiniani ubica il villaggio su un colle sassoso con 700 agricoltori che producono vino e olio. L’assegna alla famiglia de Stefano con titolo di baronia. Aggiunge poi che «si crede che ella [Terra] si dovesse chiamare Morgerati conservando l'antica memoria de' suoi avoli, cioè i Morgeti a dire dell'Antonini».