COSENTINI

Cosentini. Università autonoma fino alla sua aggregazione a Montecorice (7 km). Da Salerno 73 km.

Frazione del comune di Montecorice arroccato sulla cima di una collina con una vista panoramica mozzafiato.
L’atmosfera quasi sospesa che si vive in questo piccolo borgo, è quella tranquilla e preziosa di un tempo.  

VEDUTA DEL BORGO

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

CAPPELLA DI SAN GIACOMO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

CHIESA DI S.MARIA ASSUNTA (EX CONVENTO DEL 1652)

CHIESA DI S.SALVATORE DI SOCIA

CAPPELLA DI SANTA LUCIA

QUADRO DEL '700 (CAPPELLA DI S.LUCIA)

SCORCIO DEL CENTRO STORICO


Del villaggio è notizia in una vertenza del 1116, dove è detto di un «habitante in casale qui dicitur Cosentini». Sia il Giustiniani che il Mazziotti riportano dall'Antonini che il villaggio era anche segnalato in un diploma, con cui Ruggiero, figlio di Roberto, restituì all'arcivescovo Alfano e alla Chiesa salernitana alcuni beni che aveva usurpati, tra cui Cosentini. Con ogni probabilità trattasi invece di Cosentino nei pressi di Casteluccia e Sicignano.

In una concessione di terre del febbraio 1257 è notizia di Cosentini e ancora in una concessione enfiteutica del 7 del gennaio 1312. Il Mazziotti afferma che il villaggio dipendeva da Ortodonico, per cui non è menzionato nei documenti della baronia di Cilento. Avocata al fisco la baronia e poi divisa, Cosentini fu venduto a Francesco del Pezzo (20 marzo 1553). Nel 1576, però, il villaggio era già in possesso di Tiberio Calcagno, alla cui morte (a. 1526) fu chiesto il relevio di Cosentini e Montanari dal figlio Cesare.

Da costui passò alla figlia Agnesina (a. 1590) che sposò Pietro Comite, con il quale cedette Cosentini a Camilio Pandullo. Nei protocolli del notaio Francescantonio Coco di Perdifumo si legge che da Camillo il feudo passò al figlio Giovan Battista e da costui alla figlia Camilla che sposò Fabio Altomare. Questi coniugi dettero poi il feudo di Cosentini in pagamento della dote che erano tenuti a versare alla cugina Maria Pandullo, figlia di Orazio, quando sposò Leone de Angelis di Trentinara.

A loro volta, questi assegnarono il feudo in dote (a. 1666) alla figlia Anna che sposò Fulvio Longo. Costui, nella qualità di feudatario, incaricò un suo familiare di ricevere il dovuto omaggio dagli abitanti di Cosentini. Il feudo fu poi acquistato (a. 1673) per 4000 denari da Pompilio Gagliano, dal quale passò poi alla famiglia Borgia. Scrive il Giustiniani che il consigliere Giuseppe Borgia «prese molto a cuore a migliorare questa terra facendosi molte focaie e oliveti» e facendovi pure costruire una chiesetta che volle dedicata a S. Francesco Borgia.

Ciò perché vi si potesse conservare il Santissimo Sacramento, dato che gli abitanti prima erano costretti a recarsi nei villaggi vicini per ascoltare la messa e comunicarsi. Vi fece pure «aprire la dogana del sale, come dalla conclusione dell'arrendamento nel di 8 maggio 1761». II duca Niccolò Maria Borgia vendette poi Cosentini per 6500 denari a Vincenzo Cimmino (m. 4 febbraio 1791), da cui il feudo passò al figlio Domenico (10 dicembre 1804).Per un certo periodo, tuttavia, il feudo fu in possesso della famiglia Landolfi, come si rileva dal verbale di visita del 1752. Evidentemente i Borgia dovevano aver ceduto il feudo ai Landolfi per ricomprarlo e rivenderlo ai Cimmino come si legge nel Cedolario.

L'Alfano però assicura che ai suoi tempi Cosentini era feudo di casa Doria.Già nel '600 Cosentini, con Fornelli, Montanari, Ortodonico e Zoppi costituivano le cinque Terre unite, dette «Chiova» o «Socia» con una sola chiesa parrocchiale dedicata al Salvatore.Il Giustiniani ubica il villaggio, spiritualmente soggetto ai vescovi di Capaccio, a 30 miglia da Salerno e a un miglio dal mare, su un’amena collina in vista del golfo di Salerno. Intorno, egli scrive «Zoppi, Perdifumo, S. Niccolò di Capograssi, Ortodonico, Montecorvivi Montecorice, i Fornelli e il castello dell'Abbate». Il fondo valle è solcato da due fiumi «il Rivoscello che finisce nel mare di S. Niccolò e l’altro di Agnone che nasce dai due monti della Stella e di S. Maria a Parete». La locale popolazione agricola (ab. 300) aveva eccedenze nella produzione di grano, ulive e fichi.

Aggiunge ancora il Giustiniani che «nel suo territorio vi fu un tempo un'altra terricciuola della quale veggonsene tuttavia i ruderi, chiamati i Montanari, dove nasce appunto il Rivoscello».

A Cosentini vi era un convento di Agostiniani, come si apprende dalla bolla successiva all'«Instaurandae» di Innocenzo X (22 ottobre 1652), il cui bilancio era di 53 denari di entrate e di 40 denari di uscite. Dopo la soppressione le anzidette rendite vennero devolute all'altare maggiore della parrocchiale del SS. Salvatore della «Socia». Attualmente su i resti del convento sorge la chiesa di Santa Maria Assunta.

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