Il borgo è situato alle porte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ai piedi dei Monti Alburni. Ha origini medioevali e all'inizio si estendeva intorno ad un castello. Nei secoli successivi è stata abitato da molte famiglie gentilizie e dallo stesso Re Borbone, Carlo III. Questi era amante della caccia e diede mandato che venisse costruito proprio in quel territorio la Real Casina di Caccia al cui progetto, partecipò anche Luigi Vanvitelli in un secondo momento.
Punto di forza di questo paese è l’Oasi del WWF di Persano, frazione da cui dista solo pochi chilometri. In questa riserva naturale dove domina una natura incontaminata ricca di tante specie di piante e fiori, troviamo la lontra che rappresenta il simbolo del parco.
Nel processo di reintegra dei beni di Pandolfo di Fasanella, il villaggio è denominato Serretelle, ma anche Serre nel 1296 e cioè quando a Tommaso Pagano di Nocera dei Cristiani venne commessa la custodia dei passi di Serre, Paterno e Intercisa.
Risulta anche che il villaggio avesse occultato 34 fuochi, per cui l’ordine di recupero di otto once e mezza. Il feudo passò poi ai Sanseverino che lo possedevano certamente nel 1465 quando Roberto, con il consenso di re Ferrante, donò al figlio Giovan Francesco anche le Serre.
Il 26 maggio 1610 prese possesso di Serre, con titolo di duca, Giulio dei Rossi, conte di Caiazzo, il quale contemporaneamente prese possesso anche del feudo rustico di Persano. Questi feudi furono tenuti dalla famiglia fino al 19 marzo 1758, quando la Regia Corte acquistò detti feudi da Giuseppe dei Rossi.
Re Carlo di Borbone, nel dichiarare Persano riserva di caccia reale, vi fece costruire un palazzo e altri edifici per il seguito. Tali feudi erano sotto la sorveglianza e l’amministrazione di una giunta composta dal Caporuota dell’Udienza di Salerno, dal reale intendente di Persano e dal governatore di Serre. Essi si riunivano periodicamente per le necessità amministrative di Serre, Controne e Postiglione, d’inverno nel palazzo reale di Persano e d’estate nella Duchessa, il casino reale di Postiglione. I governatori locali, a dire del Di Stefano, godevano degli stessi privilegi concessi ai Farnesi negli «stati» da essi posseduti nel Regno.
Dallo stesso Di Stefano si apprende che la locale chiesa parrocchiale di S. Martino (una delle più grandi che ho visitato nel mio fantastico viaggio nel Cilento) venne riedificata nel 1768 e che era ricettizia civica retta da un arciprete.
L’Antonini scrive che il villaggio per essere ubicato tra il Sele, il Tanagro e il Calore «non è di troppa buon’aria», migliore comunque di Controne e Postiglione. Molti i terreni seminativi, i pascoli e la caccia «e qui vicino al bosco, detto di Persano, ve n’è una con numerosissimi cinghiali e lupi».
Dal Giustiniani si apprende pure delle numerazioni dal 1532 al 1669, dalle quali si rileva una caduta della popolazione di oltre due terzi dal 1561 al 1585 e la successiva ripresa, persistente anche dopo la peste del 1656.
LATITUDINE: 40.5822009
LONGITUDINE: 15.184903200000008
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